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Piano Transizione 4.0: 29 miliardi per la digitalizzazione delle imprese

Dei robot creano la scritta industry 4.0, come simbolo della digitalizzazione data dal piano transizione 4.0.
Nei primi tre anni di applicazione, il Piano Transizione 4.0 si è dimostrato un pilastro fondamentale per la digitalizzazione delle imprese italiane. Questo programma, che incentiva investimenti per l’adozione di tecnologie avanzate, ha generato crediti d’imposta per un totale di 29 miliardi di euro nel triennio 2020-2022, contribuendo ad aumentare i ricavi e la forza lavoro delle imprese beneficiarie.

L’articolo esplora i principali risultati ottenuti dal Piano, le opportunità che offre e il ruolo di Archita Engineering nel supportare le imprese italiane in questo percorso di transizione digitale.

Cos'è il Piano Transizione 4.0? 

Il Piano Transizione 4.0, introdotto con la Legge di Bilancio 2020, è un piano di incentivi a sostegno della transizione digitale delle imprese italiane, che si inserisce nel quadro delle misure previste dal programma Next Generation EU (NGEU). Con la sua introduzione, sostituisce il precedente sistema di iper-ammortamento, offrendo alle imprese un meccanismo di sostegno più flessibile e inclusivo.

Tutte le aziende, indipendentemente dal settore economico o dalla dimensione, possono beneficiare del credito d’imposta 4.0, a condizione che gli investimenti riguardino:
  • Beni strumentali materiali e immateriali nuovi e funzionali alla digitalizzazione dei processi produttivi
  • Attività di ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, design e ideazione estetica per migliorare prodotti e processi
  • Formazione del personale, mirata a consolidare competenze nell’uso delle tecnologie abilitanti dell’Industria 4.0.
L’obiettivo finale della misura è migliorare la competitività delle aziende italiane tramite una crescita economica sostenuta dall’innovazione tecnologica e digitale.

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Risultati chiave del Piano

Il Piano Transizione 4.0 sta raggiungendo i suoi obiettivi? Il Rapporto intermedio di valutazione dell’impatto economico degli interventi del “Piano Transizione 4.0, prodotto dal Comitato scientifico composto dai rappresentanti del Ministero dell’Economia e delle Finanze, del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e della Banca d’Italia, offre una prima valutazione dell’impatto economico e dell’efficacia della misura dal 2020 al 2022.

Nel triennio, il Piano ha generato crediti d'imposta per un ammontare complessivo di 29 miliardi di euro in credito d’imposta, con una distribuzione articolata tra diverse tipologie di investimenti:
  • Beni materiali: circa l'80% dei crediti
  • beni immateriali, ricerca e sviluppo e formazione: restante 20%
Grazie all’incentivo, le imprese hanno aumentato gli investimenti, l’occupazione e i ricavi, in particolare le PMI e le “first adopter”.

Beni strumentali 4.0: progressivo coinvolgimento delle PMI

La distribuzione dei crediti d'imposta per i beni materiali 4.0 ha rivelato un quadro dinamico, con una progressiva evoluzione nella ripartizione delle risorse tra diverse tipologie di imprese.

Le piccole e medie imprese (PMI) hanno ottenuto oltre il 60% dei crediti, ma il credito medio per le grandi imprese è stato significativamente più alto (oltre il doppio rispetto alle medie), riflettendo una maggiore capacità di investimento.

Distribuzione complessiva dei crediti:
  • Medie imprese: 5,7 miliardi di euro
  • Piccole imprese: 5,6 miliardi di euro
  • Grandi imprese: Oltre 4 miliardi di euro
  • Micro imprese: 2,6 miliardi di euro
Credito medio per categoria:
  • Grandi imprese: circa 656.000 euro (più del doppio rispetto alle imprese medie)
  • Medie imprese: 290.000 euro
  • Piccole imprese: 134.000 euro medi
  • Micro imprese: 53.000 euro medi
Le prime ad aver usufruito degli incentivi erano le grandi imprese, ma, nel corso del triennio, si è osservata una progressiva democratizzazione degli incentivi, con un aumento della quota per piccole e micro imprese:

Grandi imprese:
  • 2020: 70% dei crediti
  • 2021: Riduzione al 35%
  • 2022: Ulteriore contrazione al 28%
PMI:
  • Piccole imprese: crescita fino a un terzo dei crediti totali
  • Micro imprese: incremento dal 6% al 26% 
Il 30% delle aziende beneficiarie nel 2020 aveva già investito in tecnologie digitali tra il 2016 e il 2019. Tuttavia, nel 2021 e 2022 questa percentuale è scesa rispettivamente al 19% e al 15%, mentre si stima che tra il 70 e l’85% non avesse effettuato investimenti tecnologici in precedenza. Ciò suggerisce che il Piano ha progressivamente raggiunto aziende con una minore maturità digitale, favorendo una digitalizzazione diffusa.

Anche per quanto riguardi i beni immateriali, le micro e piccole imprese hanno giocato un ruolo significativo, ottenendo quasi il 50% dei crediti d'imposta e rappresentando il 70% dei beneficiari.

Grandi imprese per R&S e innovazione

Le grandi imprese sono risultate le principali beneficiarie del credito d’imposta per ricerca, sviluppo e innovazione, ottenendo la maggior parte dei fondi rispetto alle altre categorie. 

Le micro e piccole imprese, invece, hanno ricevuto rispettivamente il 17% e il 24% del credito complessivo.

Imprese del Sud per la formazione 4.0

La distribuzione dei crediti d’imposta per la Formazione 4.0 ha presentato caratteristiche uniche rispetto agli altri incentivi. Circa il 78% dei crediti è stato assegnato a micro e piccole imprese, con una particolare concentrazione nel Sud Italia, che ha rappresentato il 37% delle imprese beneficiarie. Al contrario, il settore manifatturiero, solitamente dominante, ha ricevuto soltanto il 28% dei crediti totali per questa categoria.

La distribuzione distinta potrebbe essere un riflesso dei limiti di spesa fissati per questa tipologia di credito: per le piccole imprese il tetto massimo era di 300.000 euro, superiore ai 250.000 euro per imprese più grandi. Questa scelta, infatti, mira a destinare più risorse alle aziende di dimensioni ridotte, che spesso necessitano di maggiori supporti per colmare i gap in termini di digitalizzazione e innovazione.

Distribuzione geografica: concentrazione nel Nord Italia

La distribuzione geografica dei crediti d’imposta evidenzia una concentrazione nelle regioni del Nord Italia, seguite da quelle del Sud e del Centro:
  • Nord Italia: 70% dei crediti = 12,6 miliardi
  • Sud Italia: Circa 3 miliardi
  • Centro Italia: 2,6 miliardi
Le imprese del Nord Ovest hanno maturato crediti medi superiori dell’80% rispetto a quelle del Mezzogiorno. Tuttavia, nel corso del triennio si è osservata una graduale riduzione di questo divario, con un aumento della quota di crediti per le imprese del Sud e una diminuzione per quelle del Nord. Va sottolineato, però, che questi dati si basano sulla residenza fiscale delle imprese e non necessariamente sul luogo in cui sono stati effettuati gli investimenti, specialmente nel caso delle grandi aziende con stabilimenti distribuiti su più regioni.

Distribuzione settoriale: manifatturiero come principale beneficiario

Il settore manifatturiero è stato il principale beneficiario del Piano Transizione 4.0, maturando oltre il 60% del totale dei crediti d’imposta, equivalenti a circa 11,5 miliardi di euro. Tuttavia, dal 2020 al 2022 si è registrata una riduzione della sua quota, mentre sono emersi nuovi settori come il commercio e le costruzioni.

Per quanto riguarda il credito medio, sono state le imprese del settore energetico a realizzare gli investimenti più elevati, con un credito medio di circa 231.000 euro, seguite dalle imprese manifatturiere (225.000 euro) e da quelle dei trasporti (163.000 euro).

Impatto sull’occupazione: nuovi posti di lavoro

Contrariamente ai timori iniziali di una possibile riduzione dei posti di lavoro dovuta all’automazione, il Piano Transizione 4.0 ha stimolato una significativa crescita occupazionale nelle imprese beneficiarie:
  • Incremento medio annuo dell'occupazione tra lo 0,7% e il 3,1%.
  • Creazione di circa 40.000 nuovi posti di lavoro.
Le piccole e medie imprese hanno registrato l’aumento maggiore in termini assoluti, con circa 18.000 e 15.000 nuovi occupati rispettivamente. Le grandi aziende hanno aggiunto circa 5.000 posti, mentre le micro imprese hanno visto un incremento di circa 1.600 posti di lavoro.

Aumento del tasso degli investimenti

Tra il 2020 e il 2022, le imprese che hanno usufruito degli incentivi hanno registrato un marcato aumento del tasso di investimento tra 0,4 e 3,7 punti percentuali, a seconda della dimensione aziendale.

Il maggiore impatto è stato osservato nelle micro imprese, con aumenti compresi tra 3,3 e 3,7 punti percentuali.

Incremento dei ricavi

La transizione 4.0 ha generato effetti positivi anche sui ricavi, con benefici particolarmente marcati per le micro e piccole imprese e per le aziende “first adopters” del 2020:
  • Micro e piccole imprese: incremento dell’8% annuo.
  • Medie imprese: incremento del 6% annuo.
  • Grandi imprese: incremento del 2% annuo.
In termini di efficienza dell'investimento pubblico, ogni euro di credito d'imposta erogato ha generato:
  • Grandi imprese: fino a 24 euro di fatturato aggiuntivo.
  • Medie imprese: tra 4,5 e 7,7 euro di fatturato aggiuntivo.
  • Piccole imprese: tra 2,5 e 4,8 euro di fatturato aggiuntivo.

Conclusioni: sfide e prospettive future

Il Piano Transizione 4.0 ha svolto un ruolo cruciale nel coinvolgere PMI e imprese con una maturità digitale inferiore nel processo di digitalizzazione aziendale, creando nuove opportunità economiche e occupazionali. I risultati ottenuti finora confermano l'efficacia dello strumento nel favorire la crescita economica e migliorare la competitività delle imprese italiane.

Risultati chiave per le aziende beneficiarie:
  • Aumento dei ricavi
  • Crescita occupazionale
  • Nuovi investimenti tecnologici
Nonostante i successi, permangono alcune sfide, come la diminuzione nel tempo dell'efficacia degli incentivi e la disparità geografica e settoriale, da cui emerge la necessità di migliorare l'accessibilità per le imprese del Mezzogiorno e dei settori meno rappresentati.

Con l’introduzione del Piano Transizione 5.0, si punta a rafforzare ulteriormente il legame tra innovazione tecnologica e sostenibilità, promuovendo l’integrazione di soluzioni digitali in grado di produrre anche un significativo risparmio energetico.

Proposte della Legge di Bilancio 2025

Secondo un emendamento fortemente voluto (ma non ancora approvato) dal Governo, per l’anno 2025 sarà previsto un tetto di spesa massimo di 2,2 miliardi di euro per il Piano Transizione 4.0. Questa misura ridurrà significativamente il raggio d’azione degli incentivi rispetto agli investimenti che sono stati effettuati negli ultimi anni.

Un’altra novità proposta dall’emendamento è la chiusura definitiva dell’accesso agli incentivi per i software, che già erano stati limitati ma ora vengono rimossi completamente dal piano.

A fronte di questi cambiamenti è già stata prevista però una grossa modifica di miglioramento per il Piano Transizione 5.0, che fino a ora non aveva riscosso il successo previsto tra le imprese. Questo verrà infatti in parte riformulato per una maggiore fruizione degli incentivi e per cercare di spostare l’attenzione verso un futuro non solo più tecnologico ma anche più green.

Leggi tutte le novità dell’Emendamento Gelmetti previste per il Piano Transizione 5.0.

Credits immagine: Freepik

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Foto di Matteo Iubatti amministratore delegato di Archita Engineering.

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