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Cinque anni di incentivi per la transizione 4.0: risultati e costi per lo Stato

Incentivi per la transizione 4.0
La Nuova Sabatini non è che l’ultima iniziativa di legge studiata per accompagnare la PMI e la grande industria verso la transizione 4.0. Prima di questa, sono state vagliate altre cinque misure nel quinquennio 2015 - 2019. L’Istat ha prodotto un report in merito all’impatto che queste normative hanno avuto sui comparti. Vediamo quali risultati hanno permesso di raggiungere e a quali costi. 

Super Ammortamento e Iper Ammortamento

Le due tipologie di ammortamento, attive tra il 2015 e il 2019, sono state il primo strumento messo a disposizione delle imprese per un primo sostegno all’acquisto di macchinari abilitanti alle tecnologie 4.0. I numeri raccolti dall’Istat relativi al Super Ammortamento parlano di un incremento costante della domanda a partire dal 2015, periodo in cui l’incidenza della domanda tra le imprese si è attestata al 10% sul totale nazionale, fino al 2019, raggiungendo il 31,5%. 
L’Iper Ammortamento invece ha interessato un numero inferiore di aziende, questo a causa dei requisiti tecnologici più stringenti rispetto all’altra misura.
Nonostante questo, si è potuto apprezzare un incremento dal 2,1% del 2017, al 4,7 del 2019. Dato interessante viene dal settore che ha approfittato maggiormente dell’incentivo: il settore manifatturiero, in particolare presso aziende a medio bassa intensità tecnologica. Complessivamente, dal 2016 al 2019, le società di capitali che hanno beneficiato della misura rappresentano il 34% del lordo degli investimenti totali. Percentuale che sale al 39% se si prendono in considerazione le imprese a bassa intensità tecnologica.

Credito d’Imposta per Ricerca e Sviluppo e ACE

Stando ai dati raccolti, le misure relative agli investimenti in credito d’imposta per la Ricerca e Sviluppo sono state destinate alle PMI per il 50%, nella classe di imprese con un numero di dipendenti compreso tra 20 e 250, e per il 30,6% nella classe da 1 a 20 dipendenti. Analizzando il cluster dei beneficiari, suddividendolo per settore si evidenzia che il 51% appartiene alla manifattura,  mentre il 34,1% ha interessato imprese di altri servizi. Utilizzando il parametro della conoscenza tecnologica emerge che il 19% delle aziende beneficiarie operava nella classe di bassa intensità tecnologica, il 34% nella classe medio-bassa e il 17,6% nella classe di alta intensità. Dal 2017 si è registrato l’incremento più evidente, arrivando a toccare quota 40% degli investimenti in Ricerca e Sviluppo coperti dalla misura.
Nel quinquennio 2015-2019, la cosiddetta Patent Box ha contribuito in maniera consistente a questo risultato, interessando la parte di investimenti immateriali e passando da un 4% al 26%. Questa misura, come evidenziato dall’Istat, ha generato alcune criticità.
Si è evidenziato che un incentivo sul canale fiscale per ciò che concerne la Ricerca e Sviluppo necessità di chiarimenti del legislatore su un pluralità di fattori tra i quali, per citarne alcuni, l’istruzione e il rafforzamento delle competenze per la creazione di manodopera qualificata, la regolamentazione dell’accesso a fonti esterne di finanziamento e definire le interazioni delle infrastrutture pubbliche di ricerca col mondo imprenditoriale.
Per l’Istat, una misura che non consideri questi aspetti potrebbe favorire aziende che hanno già in animo di investire in Ricerca e Sviluppo, senza garantire che tali misure interessino realmente investimenti su quest’area strategica.
Un’altra preoccupazione interessa le imprese giovani e di recente costituzione, a causa dei bilanci, solitamente in passivo, e dei programmi d'investimento complessi, per i quali la misura non si rivela adatta. A questo proposito, il ridimensionamento dell’ACE (l’Aiuto alla Crescita Economica) del 2016 ha visto decrementare il tasso di imprese che ne hanno usufruito dal 7% di quell’anno al 2% del 2019.

I costi per il Credito d’Imposta

Guardando all’ultimo triennio, la misura ha permesso investimenti esponenziali dal 2020 al 2022, con un sostegno di 18,8 miliardi di euro nel 2021, diventati 33 miliardi nel 2022.
Per il 2020, il Credito d’Imposta in Ricerca e Sviluppo ha coperto il 33,4% della spesa degli investimenti ammissibili, oltre a un 20% relativo ai “crediti Covid”. Il Credito d’Imposta per la Transizione 4.0 è stato il volano del 2021, con il 24% della spesa ammissibile, oltre a un 22,4% rappresentato dalla DTA (trasformazione delle imposte anticipate).
Il 2022 è stato l’anno che ha visto incrementare maggiormente gli investimenti coperti dall’Industria 4.0 interessando, per il 43% della spesa totale, il credito per la spesa energetica, e per il 33% gli investimenti strumentali previsti dal Piano di Transizione 4.0.

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