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La Corte dei Conti conferma il successo del PNRR per la Transizione 4.0

pnrr e transizione 4.0
L'analisi accurata condotta dalla Corte dei Conti evidenzia il successo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per quanto riguarda il supporto alla Transizione 4.0 delle imprese, sottolinea l'efficacia delle politiche e degli investimenti implementati per affrontare le sfide economiche e sociali del paese. L'esito della valutazione mette in luce l'importanza di una pianificazione strategica e di un approccio innovativo nel promuovere la crescita economica sostenibile e la trasformazione digitale. In questo articolo, esamineremo i principali risultati emersi dall'analisi della Corte dei Conti e l'impatto positivo che il PNRR ha avuto sulla Transizione 4.0.

Il PNRR per la transizione delle aziende 

All'interno del programma Next Generation EU troviamo un pacchetto da 750 miliardi di euro di sovvenzioni, concordato dall’Unione Europea per affrontare la crisi da Covid-19: Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)
Di questi 750, 49 miliardi sono stati assegnati alla “Missione 1” del PNRR, ossia quella dedicata a digitalizzazione ed innovazione, di cui 13,381 miliardi diretti alla Transizione 4.0, con l’obiettivo, attraverso crediti di imposta, di promuovere la trasformazione digitale delle imprese e gli investimenti dei privati in beni e servizi per la digitalizzazione dei processi.
Fonte: Ministero dell'Economia e delle Finanze

Da inizio 2023 il Piano Transizione 4.0 entra in una fase di conservazione: è prevista una proroga al periodo d’imposta 2023 per i beni ordinari materiali e immateriali e del credito d’imposta formazione 4.0, oltre che l’esclusione dei fondi del PNRR. Inoltre, nell’anno in corso è prevista una rimodulazione delle aliquote ed un generale dimezzamento delle intensità dei crediti d’imposta prorogati.  

L’analisi della Corte dei Conti: chi sono i fruitori?

L’istantanea scattata dalla Corte dei Conti tra fine 2021 e inizio 2022 conferma il raggiungimento dei target previsti e sottolinea come l'industria rimanga il beneficiario primario. 

Lo studio - inserito nel contesto del “Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica” di fine maggio - approfondisce la fruizione dei crediti d’imposta riferiti al Piano di Transizione 4.0 e calcolati sui redditi degli anni 2021 e 2022, fotografando dunque il quadro degli investimenti compresi nel periodo che va dal 16 novembre 2020 al 31 dicembre 2022.

È importante sottolineare come, nel periodo di massima prosperità del Piano Transizione 4.0, in cui le aliquote del piano sono state notevolmente aumentate, sono stati stanziati non solo i 13,4 miliardi di euro del PNRR, ma anche ulteriori 5 miliardi di euro provenienti dalle risorse nazionali del Fondo Complementare. Queste risorse sono risultate necessarie per coprire la parte del Piano non compatibile con le regole del PNRR, come ad esempio i crediti d'imposta per i beni strumentali non 4.0. Tuttavia, poiché i dati analizzati dalla Corte dei Conti si basano sulle dichiarazioni dei redditi, non è possibile distinguere tra i crediti finanziati grazie al Fondo Complementare e quelli implementati attraverso il PNRR.

Inoltre, il piano prevede il raggiungimento, per fine 2025 di 111.700 imprese, numero superato con facilità a fine 2021, considerando le 120.698 fruitrici del credito. 

Il tiraggio degli incentivi 

Le misure implementate hanno mostrato risultati sorprendenti in termini di attrazione degli investimenti. Il Credito d'imposta per i beni strumentali materiali 4.0 ha coinvolto un numero eccezionale di imprese (64.115 in totale), superando ampiamente l'obiettivo iniziale. D'altra parte, il Credito d'imposta per i beni strumentali immateriali 4.0 ha raggiunto un numero inferiore di imprese rispetto alle aspettative (10.075). Analogamente, anche i Crediti d'imposta per i beni immateriali tradizionali hanno superato il target prestabilito, registrando oltre 22.000 aziende beneficiarie.

Risultati opposti per quanto riguarda il Credito d'imposta per ricerca e sviluppo e il Credito d’imposta formazione 4.0, entrambi non coperti dal PNRR per l’anno 2020: il primo ha coinvolto un numero inferiore di imprese rispetto agli obiettivi finali, circa 8.655; invece, il Credito d'imposta formazione 4.0, superando il target prefissato, ha riscontrato un notevole successo, raggiungendo 15.023

Complessivamente, sono stati concessi crediti d'imposta per un valore totale di 6,7 miliardi di euro di cui la stragrande maggioranza, 5.438,4 miliardi, stanziati per il Credito d'imposta per i beni strumentali materiali 4.0.

Distribuzione per settore e area geografica 

La distribuzione settoriale dei beneficiari dei crediti per l'innovazione tecnologica presenta alcuni risultati interessanti. Contrariamente alle aspettative, il settore manifatturiero non domina in modo schiacciante come era stato preventivato. Le imprese manifatturiere, infatti, hanno ricevuto il 30% dei crediti per l'acquisto di beni materiali 4.0, il 52% dei crediti per l'acquisto di beni immateriali 4.0, il 29% dei crediti per i beni immateriali tradizionali, circa il 60% dei crediti per le attività di ricerca e sviluppo e il 27% dei crediti per la formazione 4.0.

Tuttavia, se consideriamo il numero di imprese beneficiarie, solo i settori dei beni immateriali 4.0 (52%) e della ricerca e sviluppo (59%) superano la metà del totale, mentre negli altri settori la percentuale si attesta intorno al 30%.

Da notare che, tra i settori non industriali, il Commercio e l'Agricoltura hanno ottenuto risultati significativi, registrando rispettivamente un 20% e 14% per i beni materiali 4.0. 

In riferimento alla distribuzione territoriale delle imprese beneficiarie invece, la maggior parte delle risorse per tutti gli incentivi sono state assorbite dalle imprese del Nord. 

Oltre il 60% sia dei soggetti beneficiari che dell’ammontare delle somme distribuite per beni materiali immateriali 4.0 sono riconducibili all’area nel Nord. Stesso discorso per i beni immateriali tradizionali e per la Ricerca e Sviluppo: valori intorno al 70% delle risorse complessive sono state assorbite dal Nord. 

L’unica voce che vede Sud e Isole avere la meglio è quella riferita alla Formazione 4.0.

La riduzione del divario che caratterizza Nord e Mezzogiorno è uno degli obiettivi trasversali del PNRR; l’impegno è formalizzato dall’adozione di un vincolo di destinazione del 40% a favore del Mezzogiorno. Inoltre, questo obiettivo coincide con la necessità di ampliamento dell'intervento pubblico in quest’area, la quale registra risultati inferiori rispetto al Nord in quasi tutti gli indicatori economici e sociali. 

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