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Diagnosi energetica: perché richiederla e quando è obbligatoria

Diagnosi energetica: perché richiederla e quando è obbligatoria
La diagnosi energetica è ormai il tema chiave delle politiche di sviluppo d’impresa. Dal momento che l'efficienza energetica e la riduzione delle emissioni di gas serra sono diventate obiettivi prioritari a livello globale, in questo articolo, affronteremo il tema a partire dal significato e dall'importanza della diagnosi energetica all’interno del piano di crescita aziendale, chi può svolgerla, quando è obbligatoria e la differenza sostanziale tra diagnosi e certificazione energetica. Inoltre, vedremo quali aziende sono tenute a condurre la diagnosi energetica e quando sia il momento giusto per richiederla.

Che cos'è e a cosa serve la diagnosi energetica?

La diagnosi energetica è una procedura sistemica volta a fornire un’adeguata conoscenza del profilo di consumo energetico di un edificio, di un’attività o di un impianto. La diagnosi ha l'obiettivo di identificare inefficienze che, se gestite, possono condurre a un significativo risparmio energetico. Il processo si sviluppa a partire dall'analisi dei dati relativi al consumo energetico, per poi prevedere un'ispezione dell'infrastruttura e l'identificazione di aree di miglioramento, con l’obiettivo di giungere alla formulazione di proposte per ottimizzare i consumi della componente energetica. 

Ricapitolando, le principali funzioni della diagnosi includono:
  1. identificazione delle inefficienze: la diagnosi energetica individua le aree di maggior consumo energetico e gli sprechi di energia all'interno di edifici o impianti. Si tratta di informazioni chiave per valutare quali misure correttive introdurre per contenere i costi energetici;
  2. ottimizzazione delle risorse: la diagnosi determina i parametri da migliorare per ottimizzare le prestazioni energetiche, riducendo i consumi e i costi; infatti, permette di riconoscere le migliori pratiche per ridurre l'impatto ambientale;
  3. risparmio economico: come ritorno immediato, la diagnosi energetica consente di verificare in prima istanza un ridimensionamento della spesa per la componente energetica.

Chi è obbligato a richiedere una diagnosi energetica?

La Direttiva 2012/27/UE, attuata dal D.lgs 102/2014, stabilisce l’obbligo di diagnosi energetica quadriennale. Le aziende coinvolte sono generalmente classificate in due categorie:

1. Grandi imprese: definite come aziende con più di 250 dipendenti o un fatturato annuo superiore a 50 milioni di euro.

2. Imprese energivore: definite come aziende il cui consumo di energia sia di almeno  1 GWh nell’anno di riferimento, operi in uno dei settori dell’ Allegato 3 delle Linee Guida CE 200/01 del 2014 e operi in uno dei settori dell’ Allegato 5 delle Linee Guida CE e si caratterizzi per un indice di intensità elettrica (IIE) su VAL superiore al 20% (in cui VAL è media del valore aggiunto lordo a prezzi di mercato). Le imprese energivore sono tenute a dare attuazione ad almeno 1 intervento di efficientamento energetico tra quelli definiti in diagnosi o ad adottare, alternativamente, un sistema di gestione dell’energia ISO 50001, ciò nell’intervallo di tempo tra una diagnosi e la successiva.

Per le aziende certificate ISO 50001 o EN ISO 14001  è prevista una deroga all’obbligo, a condizione che il sistema di gestione preveda lo svolgimento di audit in linea con le linee guide espresse nella normativa UNI CEI EN 16247.

Diagnosi energetica: a chi rivolgersi 

Il processo di diagnosi energetica richiede competenze e conoscenze tecniche riscontrabili in specifiche figure professionali quali Esperti in Gestione dell'Energia (EGE) o Energy Service Company (ESCO) certificati UNI11352, in grado, quest’ultime, di curare tutte le fasi della diagnosi, compresa l’attuazione delle strategie per l’efficientamento energetico. Dal 2015, a cadenza quadriennale, è previsto l’obbligo della diagnosi energetica per specifiche categorie di imprese.

Differenza tra diagnosi energetica e certificazione energetica

La diagnosi energetica e la certificazione energetica sono spesso confuse, ma hanno scopi e caratteristiche distinte:
  • Diagnosi energetica: la diagnosi energetica è un'analisi dei consumi energetici di un edificio, di un’attività o di un impianto, finalizzata a identificare inefficienze e fornire linee guida per il miglioramento. Non fornisce una classificazione dell'edificio o dell'impianto in base a un'etichetta energetica specifica.
  • Certificazione energetica: la certificazione invece, si concentra sulla classificazione energetica di un edificio o di un'unità immobiliare. Essa attribuisce un'etichetta energetica, solitamente da A (molto efficiente) a G (poco efficiente), in base alle prestazioni energetiche dell’immobile.
Inoltre, mentre nel secondo caso i dati sono analizzati sulla base di un calcolo standard, nel primo caso il calcolo è adattato al caso in esame, parametrato al reale valore generato nell’impianto e alle condizioni di lavoro.

Quando richiedere la diagnosi energetica?

Secondo la già citata Direttiva Europea 2012/27/UE, le grandi imprese devono condurre una diagnosi energetica almeno ogni quattro anni. Una diagnosi energetica può però essere richiesta in situazioni specifiche, come il cambio di proprietà o una ristrutturazione significativa di un edificio o di un impianto.

Tuttavia, come anticipato, una specifica categoria di PMI può evitare l'obbligo della diagnosi energetica ricorrendo a un sistema di gestione conforme alla norma ISO 50001, a condizione che questo preveda un audit energetico compatibile con quanto espresso dalla norma di riferimento.

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Foto di Francesco Vigliaturo, direttore tecnico di Archita Engineering.

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