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Crescita e inflazione in Italia: PIL stimato al +0,1% nel 2023

Dettaglio di una mano che traccia una diagonale da un angolo retto.
Nel quarto trimestre del 2022 la crescita del PIL in Italia si attesta al +0,5% in controtendenza rispetto a quanto pronosticato dall’Ufficio parlamentare nella prima metà di ottobre, che ne prospettava addirittura il segno meno. Regge invece la ripresa e sulla base dei dati attualmente disponibili è lecito aspettarsi una prima parte di 2023 in miglioramento anche sul fronte dell’inflazione. Rimane però un alone di incertezza a causa delle difficili condizioni geopolitiche, le quali potrebbero facilmente spostare proprio quel mezzo punto percentuale, sul quale oggi prospettiamo giorni migliori.

Indice dei contenuti

  • L’Italia manifatturiera guida la ripresa nel 2022 mentre quella agricola continua a soffrire 
  • Le previsioni per il 2023
  • Il debito pubblico e la clausola di Salvaguardia
  • Le prospettive energetiche
  • Cosa possiamo fare per te

L’Italia manifatturiera guida la ripresa nel 2022 mentre quella agricola continua a soffrire 

Nel report di Prometeia sull’analisi dei Settori Industriali, uscito a luglio ma che analizzava il periodo marzo – maggio 2022, emergeva il ruolo di motore della produzione manifatturiera italiana, con una tendenza del +2,6% rispetto al più modesto 1,9% francese e alla tendenza negativa tedesca (-2,2%). 
Che tutta l’economia italiana abbia retto alle criticità congiunturali è dimostrato dall’andamento del settore dell’acciaio che, mantenendo un trend positivo, ha dimostrato come i principali settori che lo trattano entro la propria filiera siano riusciti a rispondere al momento storico. Tuttavia, nonostante i numeri consolanti della prima parte del 2022, servirà avere pazienza per conoscere l’andamento per il prossimo anno: sotto la lente, ci sarà la capacità di generare domanda a fronte dei nuovi rincari previsti per l’inverno, sostenuti da un lato dal caro energia e dall’altro dall’inflazione galoppante. 
Non arrivano notizie incoraggianti dal fronte agricolo, vessato tanto dai rincari energetici quanto dalla siccità di quest’estate. Si stima che a causa di questi due fattori, il danno al comparto agricolo italiano ammonti a circa 6 miliardi di euro, praticamente il 10% del valore della produzione agricola complessiva del nostro territorio nazionale.

Le previsioni per il 2023 

Con il conflitto in Ucraina lontano dalla sua conclusione, i rincari energetici alle porte ormai da mesi, la siccità e l’inflazione, uno dei sostegni maggiori, sempre secondo Prometeia, è arrivato dalle politiche fiscali. 
L’aiuto alle imprese per l’acquisto di macchinari, ad esempio, ha comportato un aumento degli investimenti, mentre gli effetti dell’apprezzamento del dollaro hanno favorito l’esportazione. Attenzione però agli effetti rappresentati dall’inflazione globale, dove si registra, ad esempio, il superamento del tasso d’inflazione dell’Italia da parte di quello statunitense, che avrà inevitabili ripercussioni sulla domanda extra UE.
Cosa aspettarci quindi dalla conclusione di questo 2022? Gli Istituti di analisi convergono su un anno chiuso in positivo, tra il 3,3% e il 3,4%. Meno chiaro lo scenario prefigurato per la prima parte del 2023, per la quale si parla di una crescita del Pil in Italia in forte rallentamento, se non addirittura di una leggera recessione – anche se le stime parlano di una “micro crescita” dello 0,1%. Verso la metà dell’anno, dovrebbe abbassarsi anche il tasso di inflazione – di circa 3 punti percentuale, attestandosi quindi tra il 4,3 e il 4,4% – con la prospettiva, secondo Prometeia, di uscire dalla recessione solo nel 2024, a patto che l’inflazione in Italia continui a scendere.

Il debito pubblico e la clausola di Salvaguardia

Il già citato sostegno della politica fiscale non ha però impedito un incremento del debito pubblico, che, si stima, si attesterà al 149% del Pil nel 2023. 
La clausola di salvaguardia emanata dalla BCE a marzo del 2020 aveva come scopo quello di intervenire sulla liquidità delle imprese e degli esercizi commerciali, derogando di fatto a un set di regole che dal 1997 avevano determinato le logiche di indebitamento degli Stati membri. All’epoca ritenuta una misura epocale – e di fatto lo è stata – ora, con la sua scadenza programmata a fine 2023, spinge a interrogarsi circa gli effetti che avrà sulla nostra economia la massa di debito accumulata in questo triennio.

Le prospettive energetiche

Tra le tematiche che dovranno essere monitorate attentamente per tutto il 2023 vi è inevitabilmente quella legata al discorso energetico. Tra il 2018 e oggi l’incidenza del costo dell’energia sul valore della produzione è passata dall’1,1% al 2,4%, con settori la cui forbice è arrivata a toccare il 15%.
Saranno quindi previsti nuovi interventi, al fine di contenere la spesa per l’energia e abbattere gli effetti dell’inflazione sui prodotti alimentari portando l’Iva a quota zero per i beni sui quali ad oggi è al 4%, e al 5% per i beni che ad oggi l’hanno al 10%. 

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