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Rischio pratiche anticompetitive o esclusione dal mercato: l’Europa alla prova zero emissioni

Foto di due cubi con icone per il Net-Zero Industry Act europeo
La Presidente della Commissione europea Von Der Leyen esprime preoccupazione per le iniziative promosse da Stati Uniti e Cina e chiarisce la posizione strategica dell’Europa rispetto alla green sustainability. 
La priorità è consolidare l'attitudine agli investimenti green delle aziende con incentivi a breve e medio termine. La messa a terra di questi progetti passa per l’istituzione di un fondo per la ricerca e un intervento legislativo finalizzato a supportare la scalabilità e la reperibilità delle risorse, a garantire un Life Cycle Assessment sostenibile e introdurre pratiche finalizzate ad azzerare la Carbon Footprint del continente.

Indice dei contenuti

  • La strategia degli Stati Uniti incentivi alle aziende dei comparti elettrico, nucleare e credito d’imposta decennale per investimenti in energia solare
  • Gli effetti dell’outsourcing: la Cina al traino dei mercati
  • I piani dell’Europa: il Net-Zero Industry Act e l’intervento sulle materie prime
  • Cosa possiamo fare per te

La strategia degli Stati Uniti incentivi alle aziende dei comparti elettrico, nucleare e credito d’imposta decennale per investimenti in energia solare

L’intervento è una manovra da 369 miliardi complessiva, che cerca di frenare gli effetti dell’inflazione con misure in supporto ai contribuenti e alle aziende. Sono proprio gli incentivi alle aziende di comparti strategici come l’elettrico e il nucleare - con il Reduction Act - a preoccupare la Comunità europea. 
Il rischio, uno dei nove per i quali ben 27 ministri delle finanze a Bruxelles ventilano l’ipotesi di contestare il provvedimento, è quello di creare le condizioni per un incremento della domanda per i marchi di auto elettriche prodotti nel Nord America, con chiare ripercussioni per quelli europei. La preoccupazione maggiore, a conti fatti, emerge dagli effetti di una politica di innovazione sostenibile di stampo protezionistico, che sposterebbe gli equilibri della domanda in un mercato cruciale come quello statunitense, che rappresenta un asset chiave dell’export europeo.

Gli effetti dell’outsourcing: la Cina al traino dei mercati

Dall’altra parte della mappa, a creare scompiglio è la Cina che dopo dieci anni di outsourcing a basso costo, ha acquisito il know how necessario per inserirsi tra i protagonisti della nuova stagione a zero emissioni. Per fare un esempio si pensi all’offerta cinese di auto elettriche a basso costo, che oggi rappresenta il 5% della domanda globale ma potrebbe arrivare a coprire circa il 18% entro il 2025, come sostenuto a ottobre 2022 da Carlo Tritto (Transport & Environment, il think tank sulla sostenibilità dell’UE). 
Oggi, secondo molti funzionari della Commissione, misuriamo gli effetti della politica delle nostre aziende nei confronti di un colosso che per anni ha messo a disposizione agevolazioni per le imprese, al fine di spostare la produzione entro i propri confini. Sarà cruciale, nei prossimi anni, promuovere iniziative per incentivare il rientro in Europa dei maggiori gruppi industriali. Le prospettive lasciano perciò intendere che nei prossimi mesi assisteremo a una presa di posizione da parte dell’UE riguardo al reshoring e al nearshoring delle imprese.

I piani dell’Europa: il Net-Zero Industry Act e l’intervento sulle materie prime

A causa della dipendenza dalla Cina per il 98% della produzione, la questione materie prime e terre rare è di primo piano per la Commissione. A questo proposito, gli aspetti che l’iniziativa aspira a normare riguardano il monitoraggio delle reti di approvvigionamento delle materie prime, così da anticipare le criticità di reperimento o distribuzione; valorizzare gli standard europei di qualità e sostenibilità sociale, per sfruttare la globalizzazione in maniera meno ingenua, come sostenuto a settembre del 2022 da Thierry Breton, e garantire resilienza alla filiera. Sempre Breton pone l’accento sull’importanza di garantire incentivi alle imprese per scongiurare il rischio di ulteriori delocalizzazioni in Paesi nei quali la crisi energetica ha colpito meno duramente, dal momento che - sempre secondo il commissario - l’innovazione sostenibile non stia trovando lo stesso scenario di investimento che in altre parti del mondo. 
È su queste basi che ilc si candida a diventare la Magna Charta della nuova innovazione sostenibile europea, allo scopo di potenziare la scalabilità di investimenti su progetti di clean-tecnhology e l’accessibilità al credito, proponendosi come fondo europeo per gli investimenti. La sensazione è che l’Europa prenderà una posizione forte sul tema stanziando risorse più accessibili e fornendo maggiore supporto ai processi di Ricerca e Sviluppo, per inaugurare una stagione destinata ad essere una svolta per l’economia non solo italiana, ma mondiale.

Cosa possiamo fare per te

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Foto di Francesco Vigliaturo, direttore tecnico di Archita Engineering.

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